LA MORTE E IL SUO RUOLO NELL’EVOLUZIONE UMANA
Di Luca Militello
In questo articolo cercherò di addentrarmi in un tema che inevitabilmente riguarda tutti ma che probabilmente ancora pochi cercano e vogliono indagare sotto un’altra luce, ovvero come funzione fondamentale nell’Architettura dell’Essere Spirituale: la Morte.
Naturalmente, su questo argomento ci sono infinite fonti di ispirazione, testimonianze, pareri e teorie. L’intento di queste righe non è quindi quello di voler per forza aggiungere altre nozioni o interpretazioni; semmai ciò che cerco di condividere è un modo di vivere la morte che mi accompagna a seguito di esperienze personali avute in questo campo, unite ai vari insegnamenti che nel corso degli anni ho avuto modo di attingere da diverse fonti e fatte decantare all’interno della mia coscienza come ‘Pellegrino in cammino sul Sentiero’.
I più scettici e dubbiosi sono spesso frenati da quanto a volte viene detto in merito a questo tema quando lo si considera partendo da una visione un pò diversa da quella comunemente accettata, affidandosi a prove e fatti che forse non sarebbero comunque sufficienti anche quando presentati dall’unica scienza che essi riconoscono.
In questa sede non si vuole convincere nessuno circa la verità assoluta di quanto viene espresso, né tantomeno indurre il lettore a sostenere una teoria a scapito di un’altra.
L’unico vero obiettivo è condividere delle esperienze che possano stimolare, se riconosciute e sentite valide o degne di indagine, chi cerca delle occasioni e approfondimenti su questa vastissima e complessa tematica.
Quando parlo di ‘stimolo’, mi riferisco soprattutto a quella capacità intuitiva e percettiva che nasce dal profondo consenso interiore che noi stessi decidiamo di assecondare, più che da una lettura di tipo intellettuale interessata solo a fare tesoro di riferimenti o nozioni.
D’altro canto questo è solo un consiglio che mi permetto di dare al lettore, essendo poi ognuno libero di utilizzare a proprio piacimento ciò che più lo colpisce o gli interessa, in base alle proprie caratteristiche personali e di sensibilità d’animo.
La Morte e l’Anima
Non è necessario ripetere le varie definizioni che tutti, più o meno, conosciamo in merito alla morte e a quello che evoca ancora oggi, soprattutto nella nostra società occidentale. Il riferimento a ciò che ci è stato insegnato e tramandato dalle nostre generazioni precedenti è, nella maggior parte dei casi, un messaggio di sofferenza, di impotenza e di paura da allontanare fino a quando essa, inevitabilmente, si presenta.
Basterebbe questa semplice considerazione per capire come mai la maggior parte della persone vive questo pensiero come un vero e proprio trauma, inavvicinabile e causa di paure ancestrali latenti.
La distanza con la morte e il suo manto inquietante è talmente vasta che siamo in balia del suo volere, del suo tempo, dei suoi modi di manifestarsi; ne siamo schiavi anche quando vogliamo sfidarla.
La completa ignoranza della sua funzione e del suo senso, ci porta a pensare e compiere azioni che, se viste dal lato della Coscienza, sono delle vere e proprie opere di follia.
Il primo punto di riflessione dovrebbe essere, quindi, quello di voler arrestare il meccanismo automatico che interviene quando pensiamo alla morte e a ciò che di negativo ci evoca, e cominciare a guardarne lo splendore e la forma, in quanto processo naturale e necessario al flusso della Vita.
Come punto di partenza si può dire, infatti, che la Morte è quella fase in cui l’Anima, che fino a quel momento aveva utilizzato il corpo fisico per svolgere l’esperienza terrena utile per la sua evoluzione, decide di ritirarsi dal piano materiale in quanto esaurita la spinta vitale che aveva originato l’incarnazione.
La decisione (generata da un segnale che l’Anima emette) a seguito della quale l’essere incarnato (che permane oltre la forma, il tempo e lo spazio) abbandona la sua dimora terrena (il corpo e tutto ciò ad esso collegato), nasce quindi direttamente dal volere dell’Anima che conosce il fine e il senso di quella avventura di vita.
Dal punto di vista spirituale, il corpo è simile ad un automa, composto da materia solida densa e utilizzato per esercitare l’azione che la parte sottile (l’Anima appunto), necessita di svolgere.
Il corpo fisico, dunque, è governato e gestito dalle forze che, nel momento in cui la Luce dell’Anima si incarna, cominciano a vivificarlo e ad ancorarsi al suo interno. E’ grazie a questo processo di occupazione dello spazio insito nella materia densa di cui è composto il corpo che quest’ultimo inizia a rispondere agli stimoli interiori ed esteriori cui è sottoposto.
Il suo ruolo è quindi fondamentale nel tratto del percorso terreno che l’Essere deve percorrere ma, nel momento in cui sopraggiunge la Morte (e l’Anima si ‘ritira’), la sostanza di cui esso è composto ritorna nel grande serbatoio di cui il nostro Pianeta (che è un Essere in evoluzione al pari di qualsiasi altra forma di vita) dispone per far fronte alla ‘costruzione’ di veicoli adatti alla dimensione terrena.
Durante la vita, la nostra identificazione con il corpo fisico (a seconda di molteplici fattori) diviene sempre più forte e accentuata e, nella maggior parte dei casi (e comunque prima o poi accade nel nostro cammino evolutivo), noi riteniamo di essere esclusivamente il nostro corpo.
Finchè non siamo in grado di distinguere la natura sottile di cui siamo composti e che viene ospitata dal corpo in cui viviamo, l’immagine di noi stessi (e spesso quella degli altri) si fonda quasi esclusivamente sull’aspetto fisico, che però è solo la parte manifesta (ai sensi) della nostra essenza.
Questa affermazione, nel momento in cui viene ritenuta degna di considerazione e sviscerata opportunamente, determina delle ricadute essenziali nella propria vita e nella attribuzione del significato di tutto ciò che ci accade.
La progressiva identificazione con il piano fisico, frutto di una o svariate esistenze rivolte sempre più ad una dimensione materiale, ci spinge inevitabilmente verso una direzione caratterizzata da esperienze che ruotano quasi esclusivamente attorno alla sfera dei sensi, concludendo che tutto il processo della vita si articola entro quel perimetro.
E non potrebbe essere altrimenti dato che, per necessità profondamente significative che andremo a riprendere più avanti, intraprendiamo questo viaggio nascendo completamente ‘ciechi’ e privi di direzione, fino a quando, nel tempo e nelle esperienze, cominciando a percepire il suono di ricordi lontani, ‘un punto di Luce non si manifesta dentro di noi’. Da quel momento l’Occhio interiore comincia a ridestarsi e le distanze tra il mondo visibile e quello invisibile si assottigliano.
Quel primo istante di consapevolezza che si manifesta in uno o più momenti significativi della nostra vita, in funzione di tappe ben precise e specifiche per ognuno, è la pietra miliare verso il ridirezionamento della Coscienza verso il mondo detto anche sottile, spirituale, esoterico.
A seconda del proprio stadio evolutivo, cui ognuno di noi è sottoposto in quanto ‘apprendista della vita’, siamo più o meno rivolti e pronti per intravedere qualche barlume di quello che è il viaggio dell’Anima oltre la vita terrena.
La manifestazione di questi ‘lampi di Verità’ li viviamo attraverso sogni, intuizioni, percezioni, premonizioni, meditazioni, preghiere, pensieri in cui ci rendiamo conto di essere stati toccati da qualcosa di magico, di non definibile, di incredibilmente vero e bello.
Quando ciò accade (e ad ognuno di noi almeno una volta nella vita è già successo) a poco valgono le spiegazioni intellettuali di molti che, lungi dal voler addentrarsi nella profonda tematica dell’Anima, vorrebbero spiegare in termini logici le reazioni e gli stati che il cervello vive in particolari stati dell’essere, ritenendoli spesso frutto di allucinazioni, speranze o aspettative che casualmente si manifestano.
Non considerando che, come anticipato precedentemente, il corpo (e quindi anche lo stesso cervello) reagisce e viene guidato da stimoli che provengono dai cosiddetti piani sottili, e quindi è assolutamente vero che possiamo registrare i suoi movimenti e le variazioni delle onde che lo caratterizzano, le quali investono poi il sistema nervoso, ma questi impulsi sono reazioni a quegli stimoli superiori e non cause degli stessi.
Per parlare della Morte è quindi importante e necessario comprendere il significato del ciclo della vita terrena (che ha un limite temporale di manifestazione), essendo invece la Vita Reale sul piano dello Spirito onnipresente e non condizionata dal fattore spazio-tempo.
La morte terrena, da un certo punto di vista, mette fine a questa condizione di dipendenza essendo la porta di uscita di quel percorso terreno che inizia con la nascita e si conclude con il momento finale di abbandono del piano fisico verso il ritorno al mondo spirituale.
Alla luce delle argomentazioni appena introdotte, possiamo intravedere a grandi linee quello che è il senso dell’esperienza umana nella sua essenza, in quanto occasione cruciale di sviluppo dell’essere e di apprendimento di lezioni che il più delle volte passano attraverso indicibili sofferenze.
L’esperienza Spirituale cosciente (quindi compresa e accolta anche dalla nostra parte razionale) ci aiuta, poco alla volta, a realizzare che ci troviamo all’interno di un ambiente creato ad hoc dal nostro Progetto d’Anima per poter affrontare e possibilmente superare le prove che ci vengono richieste; così la nostra attenzione comincia a rivolgersi verso i segnali che sono di fronte a noi ma che prima erano invisibili alla nostra vista, che ci indicano quale strada intraprendere per assecondare il nostro processo evolutivo.
A quel punto avviene una netta trasformazione che nasce dal piano interiore e, lentamente ma costantemente, si manifesta nella vita quotidiana dell’individuo, il quale sente la spinta e l’attrazione verso altri generi di ideali e di modalità di relazione con il proprio mondo interiore e con tutto ciò che lo circonda.
Ricollocandosi e spostandosi simbolicamente (e non solo) di posizione, comincia a riconsiderare il significato degli eventi sotto una luce diversa: ogni elemento della sua vita assume un valore che è un frammento di quella Verità che va cercando; c’è una convergenza tra tutte le esperienze, dapprima considerate in maniera separata e etichettate come positive, negative o neutre, verso un significato unico, fusione dei tre , che conduce al bene supremo e a ciò che è semplicemente da fare e non da desiderare solo per sé stessi.
Anche la Morte, a quel punto, è percepita in maniera esattamente opposta rispetto a quando essa ci incuteva solo terrore e timore: diviene meccanismo riconosciuto essenziale per consentire al Conducente (l’Anima) di mettere in atto il processo di ritiro dalla forma, nel momento in cui l’esperienza è terminata e non offre più altri spunti legati all’evoluzione per sé o per altri.
Fino a quando questa inversione del punto di osservazione non si amplia e letteralmente ‘si inverte’, è ovvio e naturale che l’individuo sia occupato a dedicarsi quasi esclusivamente alle ragioni della materialità, piuttosto che alla scienza dell’Anima che, dal suo punto di vista, non offre garanzie ma, al contrario, infinite incognite ed incertezze.
L’esistenza, impostata sulla base di tali premesse e sull’impatto che tutto questo ha nelle scelte individuali, è stata mirabilmente sviscerata e descritta dal susseguirsi continuo di Esseri Illuminati che hanno sempre cercato di lasciare una traccia importante, incarnata attraverso la Loro esistenza, da seguire per l’essere umano smarrito nella nebbia dell’illusione.
Dal punto di vista dell’uomo che ancora è accentrato e concentrato sull’unica esistenza materiale che sente preponderante, apparentemente solida e unica, la morte è vissuta come la grande tragedia, momento da scongiurare e simbolo di inguaribile sofferenza.
Se avessimo sviluppato una Visione più profonda del significato degli accadimenti che vada al di là del giudizio limitato che come esseri umani esprimiamo con la consapevolezza odierna, potremmo intravedere e comprendere in misura molto maggiore che anche nelle tragedie più spaventose e intrise di dolore, esiste un accordo stipulato tra le anime che partecipano all’evento in questione, stabilito su altro piano e governato da Esseri e Forze che vanno ben oltre la nostra comprensione.
(Nota: Esistono indubbiamente delle condizioni che possono interrompere il ciclo della vita anche in maniera improvvisa e non prevista e voluta dall’Anima, ma da accordi che vanno ancora oltre; senza complicare ulteriormente la questione in questo momento ci interessa parlare dell’aspetto funzionale della Morte, che è già di per sè molto impegnativo).
Quello che invece quasi sempre accade è che la sofferenza ci rende ciechi e indignati verso la vita o quel dio che sembrano essere così ingiusti e non amorevoli nei nostri confronti. Ci mettiamo sullo stesso piano come se Dio, nel caso in cui esista, fosse un Essere che ragiona e valuta le situazioni con il nostro stesso metro.
Non ci rendiamo conto che, nonostante dalla notte dei tempi ci sia stato detto e insegnato quanto importante sia sviluppare la nostra attitudine alla via dell’Amore, e che tutto quanto ci accade è in funzione dello sviluppo di questo grande ed immenso Progetto, continuiamo a ribellarci e a diffondere il germe della sofferenza dentro e fuori di noi, ritenendoci vittime del mondo e delle sciagure che ci capitano.
Ma non è l’Anima che soffre e si dispera, non è l’Anima la causa della nostra sofferenza e non sono gli eventi che ci accadono che vogliono condurci alla disperazione.
L’Essere Spirituale che fissa la rotta del nostro cammino vede la Direzione da intraprendere e, finchè noi non ne percepiamo il suo Volere, ci sentiamo prigionieri di noi stessi in quanto corpo, forma, pensieri e condizionamenti.
Ma quando scopriamo anche un solo Lembo del grande Progetto, il concetto di ‘prigione’, si trasforma divenendo così ‘occasione’ per progredire e imparare.
Siamo spesso limitati da idee per cui tutto ciò che fa soffrire è negativo e tutto ciò che ci fa star bene è positivo.
Ma questa è solo una nostra costruzione umana basata su tutti i condizionamenti che una esistenza, fondata sulla fisicità sensoriale, vuole imporci.
Come già detto in altri contesti, l’Anima svolge il suo cammino attraverso le esperienze terrene, perché in questo modo evolve e impara. Ma queste esperienze, per l’individuo incarnato che è chiamato e viverle, possono essere estremamente difficili da sostenere. Che cosa accadrebbe se noi conoscessimo prima gli effetti di una scelta che abbiamo fatto e che magari è proprio quella che ci consente di affrontare un ostacolo utile per il nostro cammino spirituale? Se non avessimo sviluppato una Coscienza sufficientemente saggia e amorevole come quella per esempio dimostrata dal Cristo, probabilmente ci rifiuteremmo di portarla avanti, interferendo con il Volere di chi vede e ci conduce.
Quest’ultima affermazione apre innumerevoli campi di ricerca e di indagine perché, ad oggi, molte persone che vorrebbero conoscere e indagare sul proprio futuro, spesso ignorano questa componente, in quanto ciò che ci attende è assolutamente necessario e in linea con il nostro sviluppo, ma non necessariamente con i nostri voleri terreni. La Conoscenza e la Verità implicano una responsabilità che necessita di una forte preparazione per essere sostenuta.
La nascita e la Morte per l’Essere Spirituale
Non c’è da stupirsi se, in linea con quanto appena affermato, viviamo la nascita come il momento più alto di vita e bellezza, e la morte come la circostanza di sofferenza più forte da affrontare.
Questo è sicuramente vero dal momento che siamo costantemente influenzati dal nostro dolore, dalla nostra mancanza, dal nostro sentirci abbandonati e non compresi.
E non c’è ulteriormente da stupirsi se, con l’affermazione seguente, ovvero che “dal lato sottile, le cose sono praticamente capovolte”, molti rimarranno indignati da queste parole.
L’Anima, in procinto di entrare nelle limitazioni del corpo con il meraviglioso processo dell’incarnazione, decidendo di intraprendere il proprio viaggio verso un’altra necessaria avventura terrena, deve affrontare un processo che umanamente definiremmo ‘traumatizzante’.
Studi più o meno recenti sulla nascita colgono solo alcuni aspetti che, pure, confermano questa condizione che il nascituro si trova ad affrontare. Il fatto è che, oltre alle diverse condizioni ambientali che il bambino vive al momento del parto e che lo sconvolgono, ci sono altri fattori di carattere più sottile che intervengono e per cui egli vive un periodo di ‘scollegamento’ (percettivo, non di fatto) con la sua parte spirituale, che lo getta nel più profondo sconforto.
Provenendo dal piano spirituale di cui serba ancora memoria quasi intatta, dove aveva libera interazione con esseri a lui familiari visibili (terreni) e invisibili (di quel mondo), si ritrova catapultato nella prigione corporea per poter svolgere il suo compito.
Il ricordo dei luoghi di provenienza viene temporaneamente inibito (per qualche tempo o per tutta la vita) per non provocare una possibile condizione irresistibile di attrazione di ritorno prematuro e volontario verso la propria Casa Spirituale, vanificando così il senso e l’opera terrena. La frizione tra la Volontà Spirituale e il disagio/attrazione determinati dalle condizioni terrene, diviene per lunghe epoche motivo di scontro e di malattia, causa di processi karmici e di dure sconfitte. Di questo ho parlato anche nell’articolo “La crisi verso la Guarigione”.
Il conflitto interiore tra la ‘personalità’ e l’Anima in merito al controllo e la direzione da intraprendere nella propria esistenza, è oggetto di studio e pratica indispensabile per chi decide di affrontare questi argomenti. Ne abbiamo già parlato altrove e sarà approfondito anche in altre occasioni.
Il conflitto, l’interazione e l’integrazione di queste due Forze dipende praticamente tutto il percorso che l’individuo percorre e che determina realmente tutte le scelte che egli compie nella sua vita.
I ricordi delle proprie esistenze anteriori e casi di reminescenza manifeste in molte persone sono quindi delle memorie che possono generare forti pressioni interiori e crisi che vanno gestite, a volte per evitare gesti estremi di interruzione volontaria della propria vita.
Infatti, come esiste una forte attrazione verso la vita materiale per cui l’individuo rifiuta totalmente la possibilità di vedere le cose dal punto di vista del piano Spirituale, sussiste anche una dinamica opposta che prima o poi si manifesta e che è altrettanto critica fino a quando non si perviene ad una situazione di minimo equilibrio.
La Visione della ciclicità delle esistenze, di poter percepire frammenti del Piano Celeste e del significato della attuale vita terrena nel suo spingerci verso direzioni non sempre agevoli, può indurci il forte desiderio di volere abbandonare il campo di lavoro anzitempo.
Il fardello della Conoscenza, se non equilibrato dalla piena consapevolezza delle Leggi del Piano spirituale, può essere schiacciante e insopportabile, e le conseguenze possono essere così forti che il corpo fisico e il sistema nervoso ne siano irrimediabilmente danneggiati.
Se ciò accade la Morte può rivelarsi l’unico processo necessario che l’Anima può utilizzare riconoscendo non più utili le condizioni che si sono create per il fine iniziale.
Con quanto appena affermato non sto affatto dicendo che tutte le malattie o le infermità derivano da un eccessivo contatto con l’Anima, ma semplicemente che anche il processo di avvicinamento con la nostra parte spirituale può determinare presupposti estremi che non sempre l’individuo è in grado di gestire e con cui convivere.
Su questo punto è doveroso aprire una breve parentesi, dato che spesso si è portati a pensare che con l’evolversi della Luce Interiore Spirituale, l’individuo debba necessariamente presentare delle condizioni fisiche nettamente migliori rispetto ad altri.
Questo, sempre tenendo presente le differenze specifiche di ogni essere, non è affatto vero, e ancor di più considerando le ragioni fin qui illustrate. Fino a quando egli non abbia maturato una condizione sufficientemente equilibrata nel rapporto con le energie spirituali che lo governano e quelle fisiche che lo dominano, le sue condizioni psicofisiche possono essere molto critiche e peggiori rispetto ad altri individui che conducono una esistenza incentrata solo su sé stessi.
La ragione è evidente: nel momento in cui ci si rapporta consapevolmente con delle forze di altra qualità e potenza come quelle spirituali, i punti energetici principali (chakra) che ci governano vengono fortemente sollecitati e questo determina delle immediate ricadute anche nel nostro fisico che necessita di periodi di adattamento e di adeguamento.
Alla luce di queste considerazioni risulta molto più chiaro come mai sempre di più sia necessario introdurre nel percorso educativo delle persone, dei metodi e delle modalità che tengano di buon conto aspetti del piano spirituale che sono ancora, nel migliore dei casi, completamente ignorati, se non addirittura perseguiti talvolta con maniere inquisitorie.
Aspetti che, se approfonditi e assimilati alle conoscenze già acquisite, possono portare rilevanti contributi nell’affrontare disagi, malattie e problematiche di adattamento nella sfera sociale, essendo di fondamentale importanza il processo cosiddetto di ‘integrazione’ che ha come risultato la completa fusione dell’essere spirituale e della parte della personalità cui abbiamo accennato.
I processi evolutivi sull’educazione porteranno prima o poi a riconoscere che il concepimento di un essere che si incarna è un atto sacro che scaturisce da una spinta d’amore (tramite la legge di Attrazione) fra i genitori che sono ‘chiamati’ a volere prendere parte a questo grande evento in maniera consapevole e attiva.
Questo atto d’amore dovrebbe essere ripulito dai propri desideri o vuoti interiori (cosa molto difficile e rara ad oggi), ed essere direzionato verso un vero e proprio contatto con l’Essere attraverso cui il processo di gestazione viene ad iniziarsi.
Oggi assistiamo sempre più invece allo svolgersi di azioni quasi meccaniche per cui diventare genitori è più un desiderio individuale mosso spesso da motivazioni proprie e desideri di compensazione di vuoti interiori.
La spinta ad intraprendere gravidanze forzate può avere ripercussioni molto delicate, non solo dal punto di vista fisico, ma anche nel sollecitare un meccanismo di ‘Attrazione di Anime’ dal piano spirituale a quello materiale che magari non sono pronte per incarnarsi, con tutte le difficoltà e le conseguenze del caso. Il fatto è che la forza del desiderio umano, anche quando mal direzionato, ha una potenza ancora sconosciuta e può costringere certi esseri a doversi sacrificare prendendo parte ad un disegno umano non ancora adeguato agli intenti dell’Anima.
Questo argomento è estremamente complesso e delicato e ogni situazione va analizzata singolarmente, ma al di là di tutte le considerazioni e argomentazioni, l’intento vorrebbe essere quello di sollecitare una attenzione diversa e più consapevole verso un atto così importante quale quello di accogliere un’Anima che si sta incarnando, soffermandosi nel considerare attentamente quali siano i moventi e gli eventuali elementi che entrano in gioco nella nostra scelta, compresi gli stessi ostacoli che si presentano e che ci possono aiutare a fare maggiore luce su quello che realmente vogliamo.
La chiarificazione di questi intenti che induce i futuri genitori a rendersi disponibili nell’accogliere un Essere nella propria esistenza, dovrebbe precedere un’altra fase di altrettanta fondamentale importanza in cui si stabilisce un contatto con l’Anima in procinto di incarnarsi.
Tale contatto, invocato coscientemente dai genitori attraverso una preparazione specifica che favorisca e preservi la Sacralità della richiesta di incarnazione, avviene prima ancora dell’atto fisico che consentirà poi il concepimento nel piano materiale.
Questa modalità di approccio e di connessione con il piano spirituale, dove i genitori divengono degli strumenti divini per la creazione sul piano fisico, non deve essere intesa come garanzia di benessere e felicità terrena priva di ostacoli; ma va visto piuttosto come un atteggiamento per cui è si rievoca quell’antico patto che i genitori e il futuro figlio avevano stipulato prima ancora di incarnarsi e che risale ai tempi in cui le loro Anime, in accordo, avevano stabilito un appuntamento nel piano terreno per poter assecondare i loro percorsi di sviluppo.
Ricollegandoci al tema della Morte, possiamo utilizzare il medesimo approccio che abbiamo introdotto nel processo della nascita. Allo stesso modo, infatti, l’individuo, una volta conseguiti certi livelli di coscienza non più interferiti da desideri e condizionamenti personali o indotti da altri , potrà percepire ed accogliere con serenità e felicità il momento in cui sa che è necessario abbandonare il corpo per tornare verso la Casa dell’Anima.
Lo stesso processo di abbandono del corpo fisico potrà essere favorito e facilitato anche in ambito medico, nel momento in cui ci saranno le conoscenze e gli strumenti necessari che potranno accertare il Volere dell’Essere Spirituale in procinto di abbandonare il corpo.
Ciò sarà plausibile nel momento in cui la scienza avrà accettato e studiato la presenza dei corpi sottili che governano il piano fisico e, con l’aiuto e l’integrazione di altre discipline ed individui che sono in grado di entrare in contatto con la parte animica del paziente, coopererà per il bene dell’Anima e non del corpo fisico che ne è solo lo strumento.
Forse dovrà passare ancora molto tempo affinchè ciò sia anche solo argomento degno di discussione, ma quando questo passo sarà fatto e discipline oggi così distanti e apparentemente diverse si incontreranno, sarà possibile assecondarne il percorso terreno svolto dall’Anima seguendo le indicazioni da essa impartite, favorendone lo sviluppo e l’intento, con una enorme diminuzione di malattie, ostacoli e sofferenze che oggi affliggono sia i pazienti che le persone che vivono accanto a loro.
Cosa accade quando sopraggiunge il tempo della morte?
Se riuscissimo ad essere completamente liberi dalle nostre identificazioni mentali e in uno stato di fluida osservazione non condizionata (cosa che in un tempo più o meno distante la nostra Evoluzione prevede e che, in fondo, molti di noi cominciano a sentire), la morte verrebbe vissuta come un momento di estrema gioia e di contatto con la qualità superiore dell’anima che sta lasciando la dimora terrena.
Frammenti di questa gioia ci vengono testimoniati da moltissime persone che vivono le cosiddette esperienze di pre-morte dove, per vari motivi (incidenti, temporanea assenza di battito cardiaco, coma, ecc.) esse sperimentano stati indescrivibili di gioia e benessere mai provati.
Spesso comunicano di veri e propri incontri con esseri (a volte conosciuti durante la vita terrena, altre volte apparentemente sconosciuti) con i quali si sviluppano dei veri e propri dialoghi e riflessioni sul senso dell’esistenza.
Altrettanto spesso queste persone affermano di voler rimanere in quello stato di beatitudine, essendo quel benessere talmente appagante da non trovare motivo sufficientemente forte per ‘tornare in vita’. In moltissimi casi si verifica che, solo dopo avere compreso che non è ancora giunto il termine di quella esistenza, cambino idea, pur con molte difficoltà ma avendo interiorizzato definitivamente il messaggio d’Amore che sottostà a tale richiesta.
Talvolta sono proprio gli esseri incontrati nel piano spirituale (familiari ma non solo) che li inducono a riprendere possesso del proprio corpo per terminare l’opera iniziata.
Il contatto con quella dimensione è talmente forte e intriso di energia vitale che, quasi sempre, chi ha vissuto una esperienza di pre-morte ritorna a vivere con una spinta e una consapevolezza totalmente differenti.
Facilmente la loro vita viene stravolta (in meglio) in quanto, avendo vissuto quella esperienza con l’altro Piano in maniera cosciente, sono stati imbevuti di quella forte Energia di Amore che fa di loro dei veri e propri magneti e riferimenti per altri esseri sofferenti e in cerca di sollievo.
Credo sarebbe importante soffermarsi su questi e altri temi che riguardano la Morte e i suoi risvolti. Queste testimonianze sono naturale espressione di quanto affermato in precedenza e che colloca l’esperienza dell’abbandono del proprio corpo in una ottica molto diversa.
La nota più importante da sottolineare (e che dovrebbe farci accostare a questo tema in maniera più serena), è che tutto il processo di abbandono del corpo è ispirato e voluto dall’Anima che, esprimendolo in estrema sintesi, interrompe volontariamente il flusso di vita che passa attraverso i centri energetici e conseguentemente alle cellule del corpo e a tutti i suoi organi, principalmente il cervello (coscienza) e il cuore (vita).
A seconda delle tendenze e del grado evolutivo dell’individuo, ci possono essere delle fasi complesse e lunghe prima che venga a cessare il contatto con il corpo. Tuttavia, tutto il processo è seguito e gestito da una moltitudine di Esseri che, sull’altro Piano, sono pronti per accogliere l’Anima che sta lasciando l’involucro terreno.
Quando il processo è terminato, l’Anima può riprendere completamente il controllo delle proprie funzioni, e tutto ciò che prima era relegato alla sfera dell’oblio, può essere di nuovo vissuto privo delle limitazioni fino a quel momento necessariamente imposte.
Il punto è che mentre per chi sta attorno al morente la morte rappresenta un momento di separazione, per l’individuo che abbandona il corpo si profila una meravigliosa occasione di reincontro con le anime che prima di lui avevano già lasciato il corpo e con cui si è relazionato in vita, e di proseguimento del contatto con chi è ancora ancorato all’esperienza umana.
La Morte e la cura
Consentire che l’Anima concluda il percorso terreno assecondandone la volontà e il progressivo ritirarsi quando giunge il momento opportuno, è uno degli aspetti più delicati e controversi su cui anche la medicina dovrà riflettere e indagare.
Questo anche perché oggi si sono fatti dei passi notevoli sullo studio del funzionamento fisiologico del corpo e si comprendono i meccanismi fisici e reattivi che consentono, talvolta, di trattenere ‘in vita’ un individuo che, normalmente, non avrebbe possibilità di continuare a vivere.
Diviene così molto sottile il limite tra la cura e l’invasione di campo per cui il paziente viene ‘costretto’ e trattenuto nel proprio corpo, quando forse è già pronto per lasciarlo.
Mi riferisco qui soprattutto a condizioni estreme che negli ultimi anni hanno sollevato molte polemiche e dibattiti e che, inevitabilmente, devono essere trattati.
E’ importante sempre di più oggi aprire dei confronti in nuovi ambiti di studio per comprendere bene come e in che modo accompagnare gli individui verso il ritorno nella dimensione spirituale.
E’ logico che, fintantoché la visione non si discosterà dalla pura concezione fisica dell’individuo, non sarà possibile affrontare questo tema cruciale, ma è altrettanto vero che tale questione non può essere gestita semplicemente con delle nuove leggi giuridiche le quali basano le loro fondamenta sulla concezione che la fase terminale del paziente sia unicamente valutabile su parametri fisiologici.
Molte problematiche legate oggi all’eutanasia e all’accanimento terapeutico possono trovare naturale soluzione quando si comincerà a considerare l’individuo nella sua interezza spirituale e fisica. Ciò non significa che i metodi di cura attualmente proposti dalla medicina ufficiale debbano essere eliminati e sostituiti da terapie cosiddette “alternative” che molti ritengono l’unica strada da percorrere, ma indubbiamente è necessario fare dei passi decisivi nella direzione di studiare e conoscere la modalità con cui la vita spirituale si manifesta nel corpo fisico.
Nel momento in cui l’Anima non può fluire nel migliore dei modi nell’interazione con la controparte fisica si generano infinite varietà di complicazioni che, infine, sfociano nella malattia.
Il malessere si origina prima di tutto ad un livello più sottile, percepibile e trattabile grazie ad estensioni di sensi adeguati che l’uomo sta sviluppando proprio per riuscire a divenire padrone di questi nuovi piani da cui origina la vita dell’essere, così come ha raggiunto traguardi che fino a poco tempo fa erano impensabili.
Lo squilibrio si origina nella controparte energetica che circonda il corpo fisico della persona che, per qualche motivo, si altera e ripercuote il suo disordine sul piano psicofisico e ghiandolare.
Ci sarebbe molto da scrivere sul genere di interventi da fare in collaborazione con medici, operatori energetici, psicologi, chiaroveggenti, astrologi per poter effettuare una accurata diagnosi della problematica di cui soffre l’individuo.
Spesso ci si dimentica, oltretutto, del giudizio del paziente, la cui volontà passa in secondo piano rispetto alla risolutezza di volerlo a tutti i costi mantenere in vita. Talvolta egli sa che è il momento di concludere l’esperienza terrena, ma sono soprattutto le persone che sono accanto a lui che, a causa del profondo dolore e paura del distacco (assolutamente comprensibili), trattengono l’individuo quasi contro la sua reale decisione.
A proposito di questo tema ci concentriamo ora brevemente su un altro aspetto che è inerente al trattamento del corpo, una volta che è sopraggiunta la morte.
Ricordiamo che esso è un mezzo attraverso cui l’Anima compie il suo viaggio terreno e, nel momento in cui viene abbandonato dall’Essere che lo occupava, ha completato il suo nobile servizio e può essere assorbito dal Pianeta.
Tuttavia non è per caso che in molte tradizioni la distruzione del corpo avvenga attraverso la pratica della cremazione, e ciò per vari motivi.
L’utilizzo del fuoco consente un processo di purificazione che consente l’eliminazione di alcuni elementi da cui l’Anima, ormai distaccata da quel corpo, può ancora in parte dipendere. Ciò in base soprattutto al grado di evoluzione dell’Anima stessa.
Se l’individuo sta sperimentando cicli di vite fortemente caratterizzate dall’attrazione per il piano materiale, è probabile che la permanenza intatta del corpo fisico (quindi non sottoposto alla cremazione) continui ad attrarlo per lungo tempo e, in qualche modo, tenerlo incatenato a quel mondo di illusioni che quel simbolo gli offre. Non riesce a staccarsi da quell’ancoraggio e per un certo periodo di tempo può rimanerne schiavo e soggiogato.
La disgregazione del corpo attraverso la purificazione con il fuoco consente di eliminare il più velocemente possibile alcuni elementi legati al cosiddetto ‘corpo astrale’ (o del desiderio o anche dell’illusione) che attrae fortemente l’Essere disincarnato. In caso contrario, infatti, egli non si rende conto di essere trapassato e può continuare ad errare pensando di essere ancora in vita per un periodo più o meno lungo, proprio a causa di questo stato di ‘illusione’.
Inoltre, il trattamento purificatorio tramite il fuoco, elimina moltissimi germi e virus che, nel corso dei millenni si sono accumulati nel sottosuolo della terra e che talvolta possono riattivarsi consegnando al genere umano malattie sconosciute oggi (ma non un tempo) che invece potevano appartenere ad altre epoche, e che si sono preservate grazie proprio anche a metodologie di conservazione del corpo fisico che ne hanno permesso la salvaguardia della forza e della vitalità (ad esempio attraverso la mummificazione) .
La necessità della presenza del corpo è dettato spesso solo dalla necessità delle persone che hanno vissuto con quell’individuo ormai defunto, in quanto può essere troppo forte la sofferenza, l’idea e il trauma per l’improvvisa separazione e la perdita. Il corpo funge da intermediario, ma solo simbolico, in quanto l’Essere spirituale che lo abitava non ha più alcun contatto con quell’involucro e, anzi, ne può essere ostacolato per i motivi citati precedentemente.
Possono essere indicativi in questo senso (ma non è certo l’unica ragione) esempi di luoghi infestati da esseri erranti che ancora non riescono a trovare pace e libertà, per i quali sembra proprio che il tempo si sia fermato (e in un certo senso è proprio così) e che spesso richiedono l’aiuto degli esseri viventi per potersi staccare da quella vera e propria prigione in cui sono bloccati.
Il vero contatto tra chi è tornato nel piano spirituale e chi è ancora presente nel mondo fisico si stabilisce tramite l’apertura di canali di comunicazione interiori molto delicati, che si possono attivare per ragioni di necessità (per esempio quando l’individuo incarnato sia pronto a ricevere messaggi che sono utili per il suo sviluppo e per quello di altri) e in maniera del tutto naturale. Per quel che riguarda la conoscenza e l’accrescimento di queste facoltà è sempre importante avere chiaro l’intento per cui si desidera colloquiare con entità che dimorano nel campo a noi invisibile, evitando di essere mossi dalla pura curiosità che può produrre effetti negativi.
La connessione con quel mondo, popolato da esseri che non necessariamente sono più evoluti di noi (ricordiamo che è il grado di sviluppo dell’Anima che ne determina la qualità e non il fatto di provenire da altri piani non tangibili), è un dato di fatto, ma avviene in maniera sicura, sana e consapevole quando ci possano essere le condizioni favorevoli per una sua attuazione.
Sviluppare una educazione alla Morte, indagarne il significato e prepararci al suo incontro, ci aiuta non solo a comprenderne i meccanismi e a trovarci più pronti e consapevoli nel momento in cui inevitabilmente giungerà il nostro momento, ma anche e soprattutto per aiutarci a vivere con più pienezza e coscienza la nostra esistenza.